SASSARI. L’aula di Tribunale era semideserta quando il collegio ha emesso il verdetto: 9 anni di carcere a una coppia di finti benefattori che invece di prendersi cura di due fratelli, li ha vessati, resi oggetto di perversioni indicibili. La ragazzina, a 14 anni, era stata costretta a congiungersi con il pastore tedesco di casa.Per le vittime, nemmeno assistere alla certificazione di colpevolezza dei carnefici (fino all’appello) sarebbe servito a placare il dolore. Ecco perché ieri nessuno dei protagonisti di questa storia sordida è apparso davanti ai giudici. Nove anni, ha stabilito la corte presieduta da Plinia Azzena, a latere Marina Capitta e Giuseppe Grotteria, è la pena necessaria da infliggere a chi si traveste da agnello per fare il lupo. Più di quanto chiesto dalla pubblica accusa, rappresentata dal pm Giovanni Porcheddu, che si era fermato a 8 anni.
Ma alla parte civile, patrocinata dai legali Pietro Piras e Gianfranco Casu, i giudici hanno assegnato una provvisionale di 10mila euro a vittima, contro i 100mila richiesti. Se ne parlerà davanti al giudice civile. Sconteranno, quando la sentenza sarà definitiva, un ex pescatore del Sassarese, 76 anni, e la compagna di 42, mentre il figlio dei due – all’epoca dei fatti minore, coetaneo dei ragazzini abusati – è già stato giudicato incapace: non punibile sebbene colpevole. Quella decisione era stata una sorta di primo riscontro al racconto delle vittime, adolescenti con problemi psichici che all’età di 14 (lei) e 11 anni (lui), nel 2003, finirono a casa della coppia, assieme alla madre malata. I sedicenti benefattori speravano di mettere le mani sulla pensione di invalidità della donna.
Non è chiaro come i servizi sociali del loro paese (il giornale omette nomi per evitare che le persone offese vengano identificate) abbiano potuto affidarli a loro. L’imputata era in cura al Centro di igiene mentale e con i suoi disturbi non rappresentava certo il prototipo della mamma adottiva. Per i ragazzini sono mesi di inferno, stando a quanto raccontano i verbali d’udienza. Questo è il resoconto. Nel 2003 perdono il padre, attraverso un conoscente si trasferiscono assieme alla madre malata in un paese vicino, a casa della coppia che si dice disposta ad ospitarli e accudirli. Nonostante l’evidente degrado, si riesce a mantenere una parvenza di dignità: gli ispettori del Centro d’igiene mentale non si accorgono di nulla.
Si dovrà attendere un ricovero in ospedale per capire cosa accadeva. A gennaio 2004, il ragazzo viene portato al pronto soccorso. Ha ustioni sul collo e sulla coscia. Il “padre” acquisito, l’anziano condannato ieri, spiega agli infermieri che è un po’ imbranato e si è scottato sotto la doccia aprendo il rubinetto dell’acqua bollente. Ma gli infermieri capiscono, la doccia non c’entra. «Sono loro che mi hanno ustionato con l’acqua», racconta l’adolescente. Scatta l’inchiesta, vengono allontanati dall’abitazione della coppia e solo una volta lontana la ragazza rivela: «Mi hanno costretto ad andare con un cane, in cortile».
Non l’anziano (accusato comunque di averla violentata) ma la compagna e suo figlio. Apice di angherie di ogni genere, punizioni inflitte a colpi di guinzaglio usato come frusta. Nel 2006 si è aperto il processo, ieri la decisione dei giudici. Il difensore degli imputati, Ettore Licheri, aveva ricordato come un esperto abbia sostenuto in aula l’impossibilità della congiunzione col cane. Il Tribunale ha creduto alle vittime. Entro novanta giorni si conosceranno le motivazioni della condanna, a quel punto il difensore potrà tentare il ricorso in appello. Nel frattempo, i fratelli sono rimasti soli: dopo la morte del padre è arrivata quella della madre.
fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2012/01/19/news/feroci-violenze-su-due-fratelli-una-coppia-condannata-5551685