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Uccide la madre poi tenta il suicidio

Un giovane di Mandas (Ivan Putzu, 33 anni), già protagonista di episodi di violenza domestica e affetto da problemi psichici, ha ucciso la madre, Maura Carta, 58 anni, sferrandole ripetuti colpi sul capo. Poi ha tentato il suicidio ingerendo dei farmaci, ma è stato bloccato e accompagnato in ospedale. Prima è stato portato a Isili, poi trasferito al Brotzu di Cagliari.

L’omicidio è stato compiuto nelle prime ore della mattinata, poco prima delle 10. Sul posto, un’abitazione di viale Europa, i carabinieri della stazione di Mandas e della Compagnia di Dolianova che indagano sulle ragioni che hanno indotto l’eccesso di violenza. Anche in passato Ivan Putzu si era reso protagonista di episodi che, per via della reazione della madre, non erano sfociati in tragedia. Meno di un anno fa (a maggio) i militari lo avevano arrestato per maltrattamenti. Anche allora aveva aggredito la mamma colpendola al volto. Ma la donna, poi ricoverata all’ospedale di Isili, aveva avuto la forza di chiamare il 112. Nei confronti di Ivan Putzu erano scattate le manette e, dopo la condanna, l’obbligo di non mettere piede nella casa della madre. Ma lei, che lavorava a Castelfranco Veneto, era da poco rientrata in paese per assistere il figlio. E lui, che viveva in una casa famiglia di Gergei, era tornato a vivere con lei.

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/251137

Sassari: coppia condannata a 9 anni per violenza su minori

SASSARI. L’aula di Tribunale era semideserta quando il collegio ha emesso il verdetto: 9 anni di carcere a una coppia di finti benefattori che invece di prendersi cura di due fratelli, li ha vessati, resi oggetto di perversioni indicibili. La ragazzina, a 14 anni, era stata costretta a congiungersi con il pastore tedesco di casa.Per le vittime, nemmeno assistere alla certificazione di colpevolezza dei carnefici (fino all’appello) sarebbe servito a placare il dolore. Ecco perché ieri nessuno dei protagonisti di questa storia sordida è apparso davanti ai giudici. Nove anni, ha stabilito la corte presieduta da Plinia Azzena, a latere Marina Capitta e Giuseppe Grotteria, è la pena necessaria da infliggere a chi si traveste da agnello per fare il lupo. Più di quanto chiesto dalla pubblica accusa, rappresentata dal pm Giovanni Porcheddu, che si era fermato a 8 anni.

Ma alla parte civile, patrocinata dai legali Pietro Piras e Gianfranco Casu, i giudici hanno assegnato una provvisionale di 10mila euro a vittima, contro i 100mila richiesti. Se ne parlerà davanti al giudice civile. Sconteranno, quando la sentenza sarà definitiva, un ex pescatore del Sassarese, 76 anni, e la compagna di 42, mentre il figlio dei due – all’epoca dei fatti minore, coetaneo dei ragazzini abusati – è già stato giudicato incapace: non punibile sebbene colpevole. Quella decisione era stata una sorta di primo riscontro al racconto delle vittime, adolescenti con problemi psichici che all’età di 14 (lei) e 11 anni (lui), nel 2003, finirono a casa della coppia, assieme alla madre malata. I sedicenti benefattori speravano di mettere le mani sulla pensione di invalidità della donna.

Non è chiaro come i servizi sociali del loro paese (il giornale omette nomi per evitare che le persone offese vengano identificate) abbiano potuto affidarli a loro. L’imputata era in cura al Centro di igiene mentale e con i suoi disturbi non rappresentava certo il prototipo della mamma adottiva. Per i ragazzini sono mesi di inferno, stando a quanto raccontano i verbali d’udienza. Questo è il resoconto. Nel 2003 perdono il padre, attraverso un conoscente si trasferiscono assieme alla madre malata in un paese vicino, a casa della coppia che si dice disposta ad ospitarli e accudirli. Nonostante l’evidente degrado, si riesce a mantenere una parvenza di dignità: gli ispettori del Centro d’igiene mentale non si accorgono di nulla.

Si dovrà attendere un ricovero in ospedale per capire cosa accadeva. A gennaio 2004, il ragazzo viene portato al pronto soccorso. Ha ustioni sul collo e sulla coscia. Il “padre” acquisito, l’anziano condannato ieri, spiega agli infermieri che è un po’ imbranato e si è scottato sotto la doccia aprendo il rubinetto dell’acqua bollente. Ma gli infermieri capiscono, la doccia non c’entra. «Sono loro che mi hanno ustionato con l’acqua», racconta l’adolescente. Scatta l’inchiesta, vengono allontanati dall’abitazione della coppia e solo una volta lontana la ragazza rivela: «Mi hanno costretto ad andare con un cane, in cortile».

Non l’anziano (accusato comunque di averla violentata) ma la compagna e suo figlio. Apice di angherie di ogni genere, punizioni inflitte a colpi di guinzaglio usato come frusta. Nel 2006 si è aperto il processo, ieri la decisione dei giudici. Il difensore degli imputati, Ettore Licheri, aveva ricordato come un esperto abbia sostenuto in aula l’impossibilità della congiunzione col cane. Il Tribunale ha creduto alle vittime. Entro novanta giorni si conosceranno le motivazioni della condanna, a quel punto il difensore potrà tentare il ricorso in appello. Nel frattempo, i fratelli sono rimasti soli: dopo la morte del padre è arrivata quella della madre.

fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2012/01/19/news/feroci-violenze-su-due-fratelli-una-coppia-condannata-5551685

Arrestato nuovamente il “maniaco degli androni”

Patrizio Fadda era ben noto, in quanto ritenuto appartenente a una baby gang e accusato di violenze su studentesse di Cagliari
La storia, già inquietante, nelle ultime ore lo è diventata ancora di più.
Perché Patrizio Fadda, 26 anni, il giovane fermato dalla Mobile di Como in quanto sospettato di essere l’autore di quattro violenze tra tentate e compiute, era già stato condannato di recente a Cagliari a sei anni e otto mesi proprio per violenza sessuale. Nell’Isola, i giornalisti lo avevano addirittura denominato il “maniaco degli androni”, in quanto ritenuto essere il responsabile delle aggressioni ai danni di tre studentesse che rientravano a casa dopo aver assistito alle lezioni.
Scene e modalità di agire che ricordano molto quanto avvenuto in queste settimane a Como dove il giovane (nato a San Gavino Monreale nel 1985) senza nascondersi minimamente aveva candidamente annunciato di essersi trasferito per cercare lavoro. Ora, tra la sentenza di condanna in primo grado, rimediata da Fadda in Sardegna, e la sentenza passata in giudicato, c’è una enorme differenza. Rimane comunque il fatto che il 26enne era quantomeno ben noto per i suoi precedenti specifici. Allora, a inchiodarlo, fu un bottone di un suo paio di pantaloni ritrovato sul posto di un’aggressione.
Le studentesse vittime delle violenze l’avevano comunque riconosciuto ma secondo gli inquirenti quel passaggio – seppur importante – non era sufficiente per arrestarlo. La condanna arrivò comunque in aula, nel 2009: sei anni e otto mesi dopo che il pubblico ministero aveva chiesto una pena inferiore di otto mesi. Ma non è tutto, perché lo stesso 26enne, nel 2004, era stato condannato pure in quanto ritenuto essere il capo di una baby gang a Monte Claro, quartiere di Cagliari. Anche in questo caso i racconti agghiaccianti non mancarono, con una ragazza 16enne che disse di essere stata avvicinata dalla banda guidata da Fadda mentre passeggiava con il suo ragazzo in un parco, di essere poi stata circondata e violentata mentre il fidanzato veniva picchiato dal resto del gruppo. Anche per quelle aggressioni, il 26enne fermato in queste ore a Como è già stato giudicato.
La parentesi sarda si chiude qui. Di Fadda si perdono le tracce, o almeno le notizie.
C’è una pagina a suo nome su Facebook, ci sono le amicizie (oltre cento), poi di lui si torna a parlare grazie ad un annuncio pubblicato su un sito Internet in cui il ragazzo dice di cercare lavoro a Como «con urgenza» come «barista, lavapiatti, cameriere, giardiniere».
«Ho molta voglia di lavorare – scrive ancora – apprendo subito, sono puntuale e serio».
Il messaggio è di novembre. E di novembre è anche la prima violenza denunciata da una donna a Como cui ne seguiranno altre tre nel breve volgere di poco più di due mesi.
Una storia davvero incredibile cui ora gli inquirenti di Como saranno chiamati ad aggiungere un nuovo capitolo.

http://www.corrierecomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=35395:dalla-sardegna-notizie-incredibili-il-giovane-gia-condannato-piu-volte&catid=14:prima-pagina

Cagliari: processo per duplice violenza sessuale pluriaggravata

Per cinque anni avrebbe abusato delle due figlie minorenni dell’ex convivente, rovinando per sempre le loro vite. Con questa accusa infamante un insospettabile commerciante cagliaritano di 40 anni, di cui non pubblichiamo il nome per tutelare l’identità delle presunte vittime, è finito alla sbarra davanti ai giudici del Tribunale.

Deve rispondere di duplice violenza sessuale pluriaggravata.

IL PROCESSO Una vicenda delicatissima, rimasta sinora segreta, ma che ieri è stata rievocata nell’aula della seconda sezione penale dove, a porte rigorosamente chiuse, si è celebrata la prima udienza del processo contro il patrigno (che ha preferito non essere presente). Ed è stato un inizio scioccante: sul banco dei testimoni sono infatti salite proprio le due accusatrici, oggi maggiorenni, che hanno raccontato per filo e per segno la loro terribile storia e le squallide attenzioni che sarebbero state costrette a subire sin da bambine.

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/249736

Cagliari: 41enne ubriaco aggredisce moglie e figli

CAGLIARI. Tornato a casa ubriaco ha picchiato la moglie e poi durante la notte ha portato lo scooter in camera da letto, dove la donna dormiva con i due figli piccoli, accelerando sino a saturare la stanza con il gas di scarico. Protagonista dell’incredibile episodio, accaduto questa notte a Cagliari, un uomo di 41 anni, Francesco Casu, arrestato dalla Polizia per maltrattamenti in famiglia.

Gli agenti della Questura di Cagliari sono intervenuti in via della Menta, alle 3.30 del mattino, dopo diverse chiamate al 113 che segnalavano la presenza sulla strada di una giovane madre, in compagnia di due bambini, uscita di casa per sfuggire alle violenze del marito e che urlava chiedendo aiuto. Il racconto della donna ai poliziotti ha fatto emergere una difficilissima situazione familiare, sfociata nella notte con l’ennesima violenza da parte dell’uomo.

Prima frasi volgari, poi un’aggressione fisica e mobili scaraventati sul pavimento. Dopo cena, poi, dopo essersi allontanato di casa, l’uomo è tornato nell’appartamento a bordo dello scooter, portandolo fin dentro la camera da letto dove la donna dormiva con i due figli. Non pago, l’uomo ha continuato a distruggere i suppellettili della casa, buttandoli nel camino acceso. La donna, nonostante il tentativo del marito di fermarla, ancora con calci e schiaffi, è riuscita a prendere i piccoli e scappare in strada, sino all’arrivo delle Volanti della Polizia che l’hanno soccorsa e arrestato l’uomo.

Trattenuto nelle camere di sicurezza, Casu questa mattina sarà processato per direttissima in Tribunale.

fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2012/01/04/news/ubriaco-picchia-la-moglie-ed-entra-con-lo-scooter-in-casa-5494972